La richiesta c’è, ma…

Paolo Ercoli
Se vuoi sapere se troverai da lavorare, la risposta è: sì, per i tuoi “servizi” c’è “mercato”. Ma parole come servizi e mercato rappresentano proprio una mentalità che allontana dalla salute. 
Noi non “eroghiamo servizi”: noi coltiviamo relazioni. 
Relazioni che non assomigliano a semplici beni o servizi “offerti sul mercato”, noi rispondiamo a una richiesta complessa, a un interesse per le nostre discipline che cresce di anno in anno.
Cresce proprio perché i disturbi di cui spesso si soffre non sono presi abbastanza sul serio: non sono clinicamente rilevanti, oppure "è solo un po’ di stress" o ancora "è l'età, che ci vuoi fare". 

Siamo in un mondo complesso e le persone hanno richieste sempre più complesse: giustamente cercano qualcuno che sappia affrontare le loro necessità in modo globale. Per farlo bene devi saper allargare lo sguardo: non c'è solo il piccolo malessere, è dell'interezza che noi ci occupiamo.

Come vedremo fra poco, in Italia chiunque può aprire la partita IVA e esercitare il tuo stesso mestiere, magari senza competenze adeguate. 
Purtroppo è legale: non c'è una vera regolamentazione fatta apposta per noi. Nel Paese della burocrazia avere meno regole sembrerebbe una cosa buona. Invece no.
Ogni volta che lo Stato consente a qualcuno di operare senza un’adeguata preparazione, deludendo le aspettative di chi si è rivolto a lui, il messaggio non è “il Tizio non è bravo” ma è “quel tipo di trattamento non è serio”. 

Ciascuno dovrà essere non solo l’ambasciatore di se stesso, ma anche il rappresentante autorevole di una mentalità.

Per questo dopo la scuola sarà utile fare rete con altri professionisti. Ogni volta che lavorerai, rappresenterai un modo di lavorare, un’idea del corpo umano,
un’idea di salute.